Il quindici agosto scorso tutto il mondo ha ricordato la fine della seconda guerra mondiale, nel suo settantesimo anniversario. Pochi giorni prima di quello stesso agosto 1945, due bombe atomiche furono sganciate dagli americani per – si giustificheranno essi in seguito – accorciare la durata del conflitto. Le tragedie passano sempre attraverso un’incapacità di giudizio.
L’estate scorsa, dunque, il Giappone aspettava il discorso che il suo leader, Shinzo Abe, avrebbe tenuto per l’importante occasione.
Il primo ministro, eletto nel 2012, ha espresso profondo rimorso per il ruolo avuto dal suo paese nella Seconda Guerra Mondiale. In questa cornice, Cina e Corea del Sud si aspettavano delle scuse formali per l’aggressione giapponese ma il primo ministro giapponese, invece, ha minimizzato, facendo notare come i giapponesi non siano obbligati a chiedere scusa in eterno.
Sono parole che fanno un’eco sinistro, se si considera che a luglio lo stesso Abe aveva promosso una riforma legislativa per ampliare il ruolo delle forze armate, modificando la costituzione pacifista che il Giappone fu costretto a darsi all’indomani della fine del conflitto.
In un’epoca che il santo padre già definisce “terza guerra mondiale”, sapere che il Giappone progetta un riarmo non fa una bella impressione.
Certo, la Cina e la Corea del Sud non sono in pericolo diretto, il Giappone vuole solo mostrare i muscoli e sentirsi forte.
Ma questa ansia di riscatto del potere nipponico non può lasciare del tutto indifferenti: ci sono diverse questioni di politica estera e di economia internazionale che prenderanno connotati più angosciosi, se uno degli interlocutori, quali il Giappone, fa sapere che si sta armando.
La cultura nipponica avrebbe altro da offrire che un nazionalismo testosteronico.
Una cultura secolare che comprende la riflessione del silenzio zen, la sapienza dello scintoismo, la tradizione rituale del tè, la disciplina delle arti marziali del budo e, più vicino a noi, i fantastici disegni delle storie a fumetti manga, il mito afrodisiaca delle geishe,.
La presenza della cultura in occidente è profonda, essendo alcune sue parti diventate una moda. Il successo del sushi è l’esempio classico. Ma non sempre il successo da rima con l’autenticità.
Se vuoi avere però un contatto più sincero con la cultura giapponese, considera che i circoli culturali giapponesi presenti in Italia sono molto attivi.
Potresti cercarne uno sul web: un sito come Bakeca potrà essere un valido aiuto. Può vantare un’esperienza decennale e un ampio spazio dedicato ai corsi di formazione.
Una ricerca mirata sulla lingua e la cultura del Giappone sarà per te senza dubbio rapida!
E pensa che un corso del genere potrebbe non essere che l’innesco di un bel viaggio nel Sol Levante, in un futuro non molto lontano!
L’estate scorsa, dunque, il Giappone aspettava il discorso che il suo leader, Shinzo Abe, avrebbe tenuto per l’importante occasione.
Il primo ministro, eletto nel 2012, ha espresso profondo rimorso per il ruolo avuto dal suo paese nella Seconda Guerra Mondiale. In questa cornice, Cina e Corea del Sud si aspettavano delle scuse formali per l’aggressione giapponese ma il primo ministro giapponese, invece, ha minimizzato, facendo notare come i giapponesi non siano obbligati a chiedere scusa in eterno.
Sono parole che fanno un’eco sinistro, se si considera che a luglio lo stesso Abe aveva promosso una riforma legislativa per ampliare il ruolo delle forze armate, modificando la costituzione pacifista che il Giappone fu costretto a darsi all’indomani della fine del conflitto.
In un’epoca che il santo padre già definisce “terza guerra mondiale”, sapere che il Giappone progetta un riarmo non fa una bella impressione.
Certo, la Cina e la Corea del Sud non sono in pericolo diretto, il Giappone vuole solo mostrare i muscoli e sentirsi forte.
Ma questa ansia di riscatto del potere nipponico non può lasciare del tutto indifferenti: ci sono diverse questioni di politica estera e di economia internazionale che prenderanno connotati più angosciosi, se uno degli interlocutori, quali il Giappone, fa sapere che si sta armando.
La cultura nipponica avrebbe altro da offrire che un nazionalismo testosteronico.
Una cultura secolare che comprende la riflessione del silenzio zen, la sapienza dello scintoismo, la tradizione rituale del tè, la disciplina delle arti marziali del budo e, più vicino a noi, i fantastici disegni delle storie a fumetti manga, il mito afrodisiaca delle geishe,.
La presenza della cultura in occidente è profonda, essendo alcune sue parti diventate una moda. Il successo del sushi è l’esempio classico. Ma non sempre il successo da rima con l’autenticità.
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