di Pierpaolo De Natale - E se vi dicessero che durante le mestruazioni non potreste avvicinarvi alla vostra casa e ai vostri cari e dovreste restare rinchiuse in una capanna ed isolate dalla comunità? Non è una semplice ipotesi, nè una farneticazione: è la Chaupadi.
La Chaupadi è un'antica pratica della tradizione induista che considera il sangue mestruale impuro ed etichetta le donne in quel periodo come "infette".
L'usanza è ormai praticata da secoli, ma solo in pochi ne erano a conoscenza. A rompere il tabù è stata Burga Buda, una 31enne che abitante di Kailali, un distretto del Nepal occidentale.
Ogni mese della sua vita, durante il periodo mestruale, Burga vive in un cortile - lontano da casa - all'interno di una baracca costruita con sterco e fango, alla mercé di intemperie, freddo ed animali selvatici. Durante quei giorni lei non può: mangiare con i suoi famigliari, bere dalla loro stessa fonte d'acqua, toccare il bestiame, entrare in casa e frequentare i templi.
“Se tocchiamo un uomo o qualsiasi altra cosa si trovi in casa, si crede che la contaminiamo", riferisce Durga ad Al Jazeera. "Se cuciniamo o usiamo l’acqua dei pozzi e delle cisterne comuni, il nostro dio, Debti, ci punirà. Le nostre gambe e braccia verranno torte e ci verranno cavati gli occhi. La frutta marcirà, le mucche non daranno più latte, i pozzi si seccheranno, le nostre case bruceranno e le tigri ci attaccheranno nella notte”.
L'ordinamento giuridico nepalese, a seguito di una sentenza della Corte del 2005, proibisce la Chaupadi, ma le limitazioni si fermano all'aspetto legale, poichè praticamente questa usanza è ancora in voga nell'ovest del Paese.
Le donne non hanno alternativa e, infatti, se non scelgono di allontanarsi volontariamente per paura delle vendette divine, vengono coattivamente rinchiuse dai loro famigliari.
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All'interno delle capanne, alcune delle donne vengono violentate, altre rapite, altre morse dai serpenti, altre ancora si bruciano cercando di scaldarsi e, le più sfortunate, muoiono di asfissia o ipotermia.
Un esempio? Sarmila Bhul, 15 anni. Morì per cause sconosciute mentre praticava la Chaupadi a Ridikot. Dopo la sua morte, il padre decise che né sua moglie né le altre figlie avrebbero più osservato questa tradizione.
Un metodo alternativo è stato invece trovato da Maheshwari Bista, che ha fatto costruire una nuova stanza all'interno della propria abitazione, così da osservare la Chaupadi, ma al sicuro e lontana dal freddo e dai pericoli esterni.
"Questa tradizione ha un impatto estremamente alto sulla psiche e la salute mentale delle donne, la loro autostima viene completamente schiacciata", spiega Poulomi Basu, fotoreporter indiana che ha intrapreso un viaggio tra i villaggi del Nepal per documentare la Chaupadi. "Il cambiamento sta lentamente arrivando grazie ai programmi scolastici e all’arrivo della tecnologia, ma la Chaupadi è così radicata nella loro vita che le campagne per l’igiene femminile e l’impegno del governo non la estirperanno nel breve termine".