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A New Delhi, a 300 giorni dall'avvio della protesta degli agricoltori contro la riforma del commercio agricolo approvata un anno fa dal governo, il Samyukt Kisan Morcha (Skm) - il Fronte unito degli agricoltori che raggruppa 40 sigle sindacali - ha proclamato uno sciopero nazionale per il 27 settembre. L'adesione alla serrata, che minaccia di bloccare l'intero Paese, sarà particolarmente alta negli stati del Punjab, Haryana, Rajasthan e Uttar Pradesh, dove numerosi gruppi, inclusi sindacati di varie altre categorie, hanno già annunciato la partecipazione.
Oltre a loro, aderiranno anche i partiti di opposizione, come il Congresso. Si prevede una giornata di gravi problemi per i trasporti pubblici e sulle autostrade nazionali, che i manifestanti bloccheranno ovunque con sit-in. Le due più recenti mobilitazioni dei contadini contro le tre leggi di riforma del commercio agricolo si sono tenute il 28 agosto in Haryana, con violenti scontri tra manifestanti e polizia, e il 5 settembre, in Uttar Pradesh.
Ma i centri nevralgici della lotta, una delle più accese nella storia dell'India indipendente, sono sempre gli accampamenti, allestiti nel novembre del 2020 accanto ai principali ingressi autostradali della capitale, ai confini con gli stati di Punjab e Haryana; in questi megacampi, alcune migliaia di agricoltori hanno resistito ininterrottamente, anche se il Covid ha ridotto il numero iniziale delle presenze.
I contadini sostengono che le leggi, che liberalizzano il mercato, li lasceranno in balia dei grandi gruppi privati, che detteranno le condizioni per l'acquisto dei loro prodotti, e chiedono il ripristino del Prezzo minimo garantito, la tutela statale che per decenni ha garantito un reddito fisso ai produttori.